Mi accorgo spesso di quanto ormai siamo abituati alla mancanza di meritocrazia nella nostra società, l’idea che la qualità di quanto produci o quanto vali tu come professionista, studente e persona non sia assolutamente influente nel risultato che otterremo ormai è un dato di fatto. Chi si impegna ha magari un buon risultato ma chi fa poco e nulla comunque riesce ad arrivare ad un risultato discreto. È così, poco da fare. Sarà che l’Italia è il paese della bell’è meglio, sarà che alla fine siamo comunque abituati a dare per scontato che bisogna premiare anche l’impegno, sarà che qui è più importante chi sei di quanto vali ma alla fine questo è il risultato.
Io non riesco ad accettarlo.
Per me non siamo tutti uguali, c’è chi vale di più e merita di più, e chi invece dovrebbe fare altro! Forse questo è anche uno dei problemi che affligge la scuola italiana, alla fine tutti devono farcela anche a discapito di chi ci mette impegno ed ha tutte le carte in regola per fare un buon percorso accademico. Perché? Perché chi non sa nemmeno coniugare un verbo o parlare italiano correttamente dovrebbe farcela? Perché chi non studia e non si impegna alla fine viene comunque fatto arrivare alla sufficienza? Perché si preferisce abbassare la difficoltà fino a che non arriva ad un livello sostenibile da tutti invece di dare la possibilità a chi ha le potenzialità di svilupparle? Lo so che è un discorso scomodo, che molti non saranno d’accordo, ma credo che gioverebbe a tutti. I nostri figli sarebbero più responsabili, sarebbero spronati ad impegnarsi perché soddisfatti del risultato e stimolati dalla sfida. Ora vince solo il più furbo, chi fa il minimo per campare, non stupiamoci se poi le nuove generazioni faticano ad inserirsi nel mondo del lavoro.
Pretendiamo di più, non accontentiamoci. Facciamo capire al nostro datore di lavoro o al nostro professore quanto possiamo dare ma soprattutto siate consapevoli per primi di dove potete arrivare. Vi prego, non accontentiamoci…